La follia

La follia, cos'è dunque la follia?


Si parla di follia, quando si descrive soggetti che hanno disturbi mentali gravi, ma in realtà le parole pazzo e folle vengono adoperate solitamente dalla gente per etichettare persone dai comportamenti stravaganti e dalla personalità fuori dal comune.

I medici hanno sostituito la parola "follia" con i termini di nevrosi, psicosi, melanconia o depressione. La follia si avvicina oggi, piuttosto, alla diagnosi clinica psicosi, malattia mentale solitamente grave e ben distinta dalla depressione. Spesso la follia e la depressione sono scambiate l'una con l'altra, infatti molti depressi sono stati trattati da folli e molti folli deliranti sono stati definiti depressi, per camuffarne la malattia.

Si afferma che il folle è colui che offende le regole della morale, del corretto modo di pensare della società.

Famosi scrittori, scienziati illustri, artisti celeberrimi sono stati considerati fuori della norma.

Kafka era un nevrotico ossessivo, Baudelaire un depresso cronico, Schopenhauer soffriva di manie di persecuzione, Einstein aveva proverbiali stranezze.

Non tanto la malattia in sé, quanto un insieme di cose che lega l'artista o genio al personaggio di pazzo, irrazionale, non-normale e non- comune.

Quasi tutti i geni hanno uno stile di vita originale, trasandato, irregolare e pazzo è il bisogno di fuggire e di estraniarsi dalla società, il genio appare agli occhi dell'uomo comune come un diverso.

L'uso di droghe da parte di alcuni artisti ha avuto degli effetti devastanti sul sistema nervoso; spesso le droghe venivano utilizzate come medicinali per sentirsi meglio, in quanto esse hanno la capacità di modificare il comportamento psichico e di alterare la percezione della realtà. Diversi autori hanno visto nella droga un qualcosa per forzare l'accesso alla vita emotiva più profonda, oppure creare una nuova strutturazione del rapporto dell'Io con il reale. L'affinità tra l'effetto procurato dalle droghe e le manifestazioni di una malattia mentale è stata rilevata fin dall'antichità; Aristotele fa notare quanto gli effetti dell'alcool assomigliano all'umore turbato e afferma inoltre quanto il vino possa rendere il carattere di una persona collerico, ansioso, melanconico ed audace; invece l'abuso di una sostanza ansiogena come il caffè potrebbe influire sul comportamento e rendere il soggetto nervoso ed ansioso, ma, preso con moderazione esso stimola le attività digestive, dissipa la pesantezza ed il mal di testa, schiarisce le idee e aguzza l'ingegno. Molti scrittori facevano un larghissimo uso del caffè; Voltaire consumava quasi cinquanta tazzine al giorno e Balzac consumava dalle venti alle quaranta tazzine in una lettera ad un suo caro amico egli scrive: <<Ho i nervi in uno stato pietoso. L'abuso di caffè mi fa tremare tutti i nervi oculari, mi sento sfinito >> Il ricorso a certi ''eccitanti'', fu, in un certo senso, un fenomeno di moda, ed infatti ogni epoca è stata succube di droghe diverse, euforizzanti, antidolorifiche e psichedeliche.

Gli inizi dell'800 contrassegnano l'epoca dell'oppio, la droga dei poeti maledetti, ed intorno al 1840 subentra la moda dell'hashish. L'orientalismo e gli inizi della colonizzazione renderanno popolare la cannabis, in particolare negli ambienti intellettuali. Nel 1880 si affaccia la cocaina, di cui Freud, dopo esserne stato il teorico, fu uno dei primi consumatori. Nel 1920 si registra un gran consumo d'oppio e di morfina, mentre, negli anni '40, troviamo le anfetamine, e, contemporaneamente hanno luogo le prime esperienze con le droghe precolombiane, la psilocibina e la messalina. Infine, durante gli anni '60 e nel corso delle grandi agitazioni sociali del '68, tornano di moda l'hashish e la marijuana, a cui si aggiunge l'LSD.

I creatori, che siano essi scrittori, pittori, scultori o musicisti, partecipano a tutte le tappe d'esplorazione degli stupefacenti e dell'uso di sostanze tossiche, ma non in tutti i geni, i disturbi mentali sono attribuibili all'uso delle droghe.



Galleria d'arte: Hieronymus Bosch

Hieronymus Bosch - La cura della follia

1 commento:

vilma torselli ha detto...

per ciò che riguarda la relazione tra arte e follia, pare che effettivamente negli individui creativi esista un modello di pensiero di tipo schizofrenico, come confermerebbero gli studi di Albert Rothenberg che identificò in questi individui la tendenza al pensiero "allusivo", inteso come capacità di unire in un unico concetto contenuti distanti per qualsiasi individuo "normale", senza essere disturbati dalle contraddizioni.
Per ciò che riguarda i rapporti con vari tipi di droga, è vero che all'interno del mondo dell'arte la cultura della droga ha avuto molti profeti, molti teorici, e molti praticanti, ma forse oggi il mito dell'artista maledetto e lo stereotipo del "genio e sregolatezza" è meno diffuso e meno giustificato di quanto non lo fosse nell'800.